Lavoro in Italia: i numeri che non promettono nulla di buono

Lavoro: il nostro Paese non brilla se si tocca questo tasto. I numeri parlano chiaro, il “dramma degli stipendi” tocca un po’ tutti.

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Euro (moerschy – Pixabay) – Glispioni.it

Nel Bel Paese la situazione lavoro rappresenta un grande problema, infatti, il “dramma degli stipendi” rappresenta uno scoglio insormontabile e con cui fare i conti quotidianamente. La situazione non è delle migliori e i numeri ci dicono tanto.

Il presidente di Federcontribuenti, Marco Paccagnella, ha sottolineato che il tasso occupazionale in Italia rappresenta il 58% mentre negli altri paesi europei è al 70%. Oltre la metà percepisce meno di 1.100 euro e lavora senza giorni di riposo, orari adeguati e turni.

Chi costituisce la forza lavoro in Italia?

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Euro (martaposemuckel – Pixabay) – Glispioni.it

Sempre secondo Federcontribuenti, le aziende che contano meno di 10 dipendenti forniscono il 95% della forza lavoro e rientrano nella categoria dei clienti fissi di Agenzia delle entrate e della riscossione e delle banche.

Le stime dei prossimi anni dell’associazione di categoria prevedono che nel 2030 si avranno circa un milione in più di cittadini che necessitano di un sussidio per sostentarsi, circostanza che andrebbe a gravare sui conti dell’Inps già in rosso da diverso tempo. La Federcontribuenti, in tal senso, si scaglia contro “l’occhio ciclopico del Fisco”: gli stipendi risultano essere piegati dal continuo bombardamento fiscale e costi sul lavoro.

Per quanto riguarda le Partite Iva, secondo Federcontribuenti solo l’1% ha dichiarato di guadagnare più di 100mila euro, mentre il restante 95% fattura circa 30mila euro l’anno lordi. A questo punto, l’imprenditore è costretto a vivere con il 30% di ciò che guadagna e deve fronteggiare le spese di energia, prestiti con finanziarie, affitti, pagare i fornitori di merce e dovrà detrarre, anche gli stipendi. Come si può pensare di vivere così?

Paccagnella ha continuato sostenendo che fin quando lo stato preleverà il 70% del fatturato, gli stipendi resteranno sempre pari a due euro l’ora e il numero dei poveri è destinato a salire. Tutto questo costringerà a pagare sempre più sussidi che non permetteranno investimenti che riguardano lo sviluppo economico dell’Italia. Quindi, questo significa che se ci saranno meno tasse sul lavoro gli stipendi saranno più alti per tutti, di conseguenza meno sussidi e una crescita economica che riguarderebbe tutti. Le fasce d’età maggiormente colpite sono quelle tra i 30 e i 50 anni.

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Un lavoratore part time guadagna – ha concluso il presidente Paccagnella – scarsi 700 euro al mese. Il 55% dei contratti lavorativi oggi in Italia sono part time.

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