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Allarme trichinosi in Italia, dieci casi identificati

Scatta l’allarme trichinosi in Italia, i casi accertati sono dieci. Un pasto a base di cinghiale sarebbe la causa.

(Shameer Pk – Pixabay) – Glispioni.it

È scattato l’allarme per i casi di trichinosi in Italia: dieci i soggetti risultati positivi dopo aver consumato carne di cinghiale. I casi sono stati accertati a San Marco in Lamis in provincia di Foggia. Dopo una battuta di caccia, secondo quanto riferito da La Repubblica, sarebbe stato consumato un pasto a base di cinghiale.

La carne contaminata può causare la zoonosi e l’Asl di Foggia, dopo alcune segnalazioni, ha effettuati analisi su alcuni alimenti. Un paziente è stato ricoverato presso la Casa Sollievo perché risultato positivo alla trichenellosi. Mentre gli altri pazienti sono arrivati negli altri pronto soccorso della zona, dove gli è stata prescritta la terapia domiciliare utile a debellare il parassita.

Cause e sintomi della trichinosi o trichinellosi

Provette (fernando zhiminaicela – Pixabay) – Glispioni.it

Dopo l’accertamento di dieci casi di trichinosi o trichinellosi è scattato l’allarme. Ma da cosa è causata? La trichinosi è una zoonosi che può insorgere dopo il consumo di carne cruda o poco cotta, derivanti da suini, equini e cinghiali contenente larve di nematodi del genere trichinella. Ma come arriva all’uomo? Di solito la trasmissione avviene in quelle aree del mondo dove vengono consumati, di solito, carni crude o non cotte bene che non vengono sottoposti a specifici controlli veterinari.

Questa malattia non presenta segni o sintomi che possono ricondurre all’immediata diagnosi durante la prima fase. La malattia può essere scambiata per una semplice influenza. In ogni caso, la gravità è data nell’uovo in base alle dosi di larve infettanti che si liberano dai tessuti dell’ospite nello stomaco, passando per l’intestino tenue.

Dunque, in base alla dose di larve infettanti ingerite si modificano le forme della zoonosi e si possono avere complicazioni cardiocircolatorie, respiratorie e/o neurologiche e nel caso più grave si po’ arrivare al decesso.

È necessario non consumare carni crude o poco cotte e i loro derivati di cinghiali, suino o equino. Anche la cottura è importante, perché a 65 gradi il parassita viene ucciso, però la temperatura deve raggiungere in profondità il prodotto.

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L’OMS ha lanciato l’allarme nel 2023 per lo stress idrico dell’Italia e ha raccomandato il trattamento con un antielmintico associato a un antinfiammatorio da iniziare immediatamente dopo la diagnosi.

In Europa l’infezione nell’uomo si è ridotta nell’ultimo decennio grazie all’aumento dei controlli veterinari e all’educazione dei cacciatori consumatori. In Italia, da anni, le carni e i derivati di cinghiali che provengono dall’attività venatoria e non sono sottoposti ai controlli veterinari hanno rappresentato la fonte di infezione.

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